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Diciannove partite sono bastate per far entrare il Guerriero Padova nel cuore di tutti. Nonostante il campionato di C Gold abbia dovuto arrendersi alla minaccia del Coronavirus, l’UBP ha lasciato un segno indelebile sulla stagione 2019/2020 chiusa con il primato in coabitazione con Oderzo (ma gli opitergini, che si erano aggiudicati lo scontro diretto all’andata, avevano giocato una partita in più) e la miglior difesa della categoria. 

«Saremmo potuti arrivare fino alla fine», rivela coach Giuliano Calgaro, mal celando il dispiacere per la conclusione forzata del torneo, «Peccato, avevamo veramente margini di miglioramento notevoli, forti di un gruppo che avrebbe potuto contare su un’arma in più ai playoff con le rotazioni allargate a 12 uomini».

Il percorso del Guerriero, inizialmente accidentato, si è rivelato strada facendo ricco di soddisfazioni, eccetto per i due scivoloni (il secondo a dir poco clamoroso, ma fisiologico considerando che c’era forse bisogno di tirare il fiato) nella doppia sfida con lo Jesolo. «Sì è vero, siamo partiti titubanti», confessa il tecnico vicentino, «Non conoscendo bene la C Gold, dopo alcuni anni di C Silver, ero il primo a nutrire qualche dubbio. A parte le prime giornate, in cui siamo stati altalenanti, avevo il sentore che il gruppo fosse valido. Ho trovato dei ragazzi super e francamente non mi era capitato di avere giocatori così disponibili: non c’è mai stato alcuno screzio durante l’anno, ogni cosa è stata proposta e discussa instaurando una comunione d’intenti solida che ha agevolato il compito di noi allenatori che abbiamo sempre poco tempo per lavorare in palestra. Il mio sforzo è stato soltanto indirizzato a ricercare un modo di giocare che fosse adatto alle caratteristiche del roster».

Ciò che più ha sorpreso è stato l’atteggiamento difensivo del Guerriero. È d’accordo con questa affermazione?

«Non ho mai avuto squadre con la difesa migliore del campionato. Credo che questo dato rifletta la voglia che avevano i ragazzi di fare bene, di aiutarsi e migliorarsi insieme. Sono stati davvero encomiabili sotto questo punto di vista. Non posso che ringraziarli tutti, dai Senior ai giovani. Un grazie va anche al mio vice Garon con cui abbiamo stabilito un bel feeling e al preparatore fisico Carraro che assieme a Guderzo si è dimostrato un vero professionista. E poi al nostro fisioterapista Piccolo e all’intera dirigenza dell’UBP che ha contribuito a mantenere il clima sereno. Ripeto, l’unico rammarico è aver dovuto fare i conti con un virus che ha infranto il nostro sogno».

Qual è stato il momento in cui ha compreso che l’Unione avrebbe potuto disputare un campionato d’alto profilo?

«Il derby d’andata a Montegrotto contro il BAM ha fornito indicazioni significative a livello balistico, dopo che avevamo convinto anche a Caorle. Il punto di svolta, però, credo sia avvenuto a Corno di Rosazzo, dove peraltro il Guerriero non aveva mai vinto. In quell’occasione siamo stati molto concreti e il gruppo ha preso fiducia. Mi piace ricordare anche le vittorie casalinghe contro Jadran Trieste e Virtus Murano. A Natale avevamo già centrato l’obiettivo minimo della salvezza. Merito dell’interpretazione che hanno saputo dare tutti i ragazzi alle partite. A inizio stagione abbiamo stravolto tutto il sistema di gioco. Non era così scontato che le cose venissero facili come in effetti è successo. Si è creata un’alchimia rara che non sarà facile replicare. In 30 anni da allenatore questa è la squadra più bella che ho avuto il piacere di guidare. Speriamo di ripartire la prossima stagione con la stessa ossatura, la stessa voglia, la stessa determinazione e lo stesso entusiasmo che ci hanno accompagnato in questa avventura terminata anzitempo».

(foto Eleonora Pavan)

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