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C’è un termine nel basket per definire l’attività sportiva praticata dai atleti molto piccoli prima ancora del basket giovanile: il minibasket. Un gioco-sport declinato secondo le seguenti categorie:

Pulcini (5-6 anni), Scoiattoli (7-8 anni), Aquilotti (9-10 anni), Esordienti masch. (10-11 anni); Paperine (5-6 anni), Libellule (7-8 anni), Gazzelle (9-10 anni), Esordienti femm. (10-11 anni). Ma cosa intendiamo per minibasket, a parte indicare delle fasce d’età? Vogliamo riconoscere in questa pratica la vera base su cui si fonda il basket maggiore. Quel momento di spensieratezza gioco ed esperienza dal quale tutti o quasi tutti provengono, anche i giocatori più blasonati e famosi.

Un settore, dove tecnici e istruttori dell’Unione Basket Padova sono tra i migliori in assoluto, guidati dalle sapienti ed esperte mani di Michela Pagnin, capace di appassionare decine di minicestisti ogni anno. Potremmo limitarci a elencare la moltitudine di tornei dedicati a queste giovani promesse ai quali partecipiamo ormai costantemente e che vedono i nostri ragazzi e ragazze tra i principali protagonisti, ma rimarrebbe soltanto un elenco. Ciò di cui vogliamo parlare è del minibasket e di quanto lascerà per sempre dentro i loro cuori in questo momento di crescita.

La partecipazione agli allenamenti, la costanza e la dedizione rappresentano la base su cui si sviluppano le gare, frutto del gioco svolto durante le settimane. L’ambiente in cui si svolge l’attività è fondamentale, perché crea aggregazione e il vero divertimento è lo stare assieme e imparare qualcosa ogni giorno per questo gioco-sport, che guarda più di ogni altro verso l’alto, che tu sia piccolo o grande vuoi sempre librarti nell’aria. Forse, non ci si rende abbastanza conto del fatto che gran parte delle volte sugli spalti troviamo molte più persone ad assistere agli incontri-eventi del minibasket che a una partita delle giovanili o addirittura dei Senior. Genitori, nonni, parenti e amici, tutti coinvolti in questo bellissimo tourbillon di rincorse a perdifiato dietro una palla, che rimbalza da una parte all’altra dal campo, mentre i bambini tentano di buttare questa sfera impazzita dentro una cesto posto così in alto da sembrare inarrivabile, ma per molti di loro la cosa più bella del mondo è provarci e riuscire a far parte di tutto questo.

Guardiamo gli istruttori impegnati a soffiare nasi ad allacciare scarpe e asciugare lacrimoni dagli occhi dei nostri bambini più che insegnare il gioco. Per quello c’è tempo… Tutta la vita, c’è tempo. Durante le partite dei nostri ragazzi urliamo e gioiamo con loro perché quello che conta non è la vittoria fine a se stessa, ma il fatto che tutti abbiano sudato su quella maglia, che indossano e che siano contenti e si siano divertiti ad aver condiviso qualcosa di così importante con i loro amici.

Al termine, quando finiscono le gare, noi genitori dobbiamo corrergli incontro ed essere orgogliosi di loro perché per la prima volta devono ascoltare cosa dice il loro istruttore e poi sono tutti nostri, pronti a raccontarci le loro esperienze. Tutte d’un fiato, come la loro partita, senza mai fermarsi neanche quando per regolamento sono obbligati a restare seduti in panchina. Non stanno fermi neanche lì.

Viva il Minibasket!

Daniele Bovo

(foto Antonio Rocco D’Argento)

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