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Giunto in punta di piedi all’UBP, come il giovane di bottega che “deve farsi”, è riuscito a ritagliarsi meritatamente qualche minuto in campo. Quando è arrivato il suo turno, Giacomo Favaro non si è fatto cogliere impreparato rispondendo con le sue doti migliori: impegno, umiltà, forza di volontà e tanta, tanta passione per quella palla a spicchi sbocciata, come per molti suoi coetanei, sul cemento del campetto.
«Ho iniziato con il basket relativamente tardi, quando frequentavo la terza media», racconta Jack, «Praticavo il calcio in città e lo scii a San Martino di Castrozza, entrambi a un livello agonistico. Mi sono appassionato alla pallacanestro giocando al campetto con gli amici e ho chiesto ai miei genitori di farmi provare con qualche squadra e da quel momento sono entrato a far parte del Petrarca senza mai lasciarlo. Ora studio ingegneria meccanica all’università, ma se non avessi il basket non riuscirei a rendere nello studio: lo sport mi ha sempre aiutato, farlo a livello agonistico è sempre stato uno sprone ulteriore a studiare e un incentivo a mettermi degli obiettivi».
Ci sono stati allenatori o compagni di squadra che hanno inciso nel tuo percorso al Petrarca?
«In realtà, la figura che mi ha supportato, dentro e fuori dall’ambiente sportivo, è sempre stato mio papà Roberto che ha praticato diverse discipline sportive, fra le quali anche il basket. Mi ha invogliato a fare lo sport che mi piaceva di più, cercando di stimolarmi in tutti i modi. Lui per me è un punto di riferimento».
Come è stato esordire in C Gold e ritrovarsi accanto a giocatori d’esperienza?
«È stato un grande passo, una transizione importante sia per il mio percorso sportivo che personale: il fatto di interfacciarsi con ragazzi, che sono o sono stati in passato dei professionisti, è un qualcosa che aiuta a crescere. Ho la fortuna di giocare con compagni di squadra, che mi aiutano ogni giorno a migliorarmi».
Qualche settimana fa, contro il Cus Trieste, hai segnato anche i tuoi primi punti su azione, dopo il tiro libero che avevi realizzato contro San Donà nella gara d’andata. Che sensazioni hai provato?
«È stato molto divertente. Può sembrare una cosa banale o scontata, ma è stato bello vincere l’emozione e lasciarsi andare. Quando sono entrato in campo ho pensato solo a dare il massimo e questo tipo di atteggiamento mi ha portato anche a divertirmi. Al di là dei miei primi canestri in C Gold, la considero un’esperienza utile e positiva per il futuro».
Pensi di essere migliorato da quando ti alleni con l’UBP?
«Credo di sì, ho fatto progressi a livello tecnico, nel modo di stare in campo e nelle letture di gioco».
C’è un compagno di squadra da cui tenti di carpire qualche segreto o che ispira il tuo modo di giocare?
«Non in particolare, tutti quanti mi danno consigli molto utili. Se devo spendere un nome, dico “Lollo” Andreani: essendo il regista della squadra ha il compito di far girare la palla e logicamente cerca di dare qualche indicazione in più».
In questa stagione stai sostenendo il doppio impegno giocando anche con l’Albignasego in Promozione. Come procede in questo campionato?
«Stiamo andando abbastanza bene, non ci nascondiamo: puntiamo al salto di categoria. È un contesto in cui ho l’opportunità di esprimere quanto sto imparando ad allenamento con il gruppo di C Gold. La cosa bella è che avendo più responsabilità sul rettangolo di gioco, mi sento anche uno dei leader della squadra».
(FOTO CREDIT UBP)
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