Dal Tempio dalla Pace alla chiesa del Cristo Risorto passa una storia lunga 70 anni. È la storia della Pro Pace, nata nel 1952 per volontà di don Alfredo Pengo e legata a doppio filo a due comunità parrocchiali della città. C’è sempre stato un prima e un dopo in questo romanzo cestistico fatto di cadute e rinascite. A partire dal 1952, quando bisogna attendere altri due anni perché venga istituita la sezione pallacanestro. A cavallo degli anni ’60-’70, la Pro Pace conquista la Serie D, ma l’idillio si interrompe nel 1976 con lo scioglimento della società. Seguono la ripartenza agli inizi degli anni ’80, la nuova chiusura nel 1988 e un’altra riapertura tre anni dopo con l’avvio di un decennio che sfocerà nel ritorno in D.
Il terzo millennio inaugura un nuovo corso contraddistinto prima dalla collaborazione con il Nuovo Basket Pierobon, grazie a cui prende vita la Pro Pace Pierobon, e poi dalla sinergia con la Polisportiva Mortise 2000 e la Pallacanestro Vigodarzere, che punta a garantire maggior impulso al settore giovanile. L’approdo in C/1 e la conseguente rinuncia alla nuova categoria lasciano come strascico il “baratto” del diritto sportivo con il Basket Villafranca e il cambio di denominazione in 3P Vigo. Nel 2009, la società cambierà ancora nome in Pro Pace CRM Pallacanestro Mortise in seguito alla chiusura della vecchia sede di via Tommaseo 47 e il trasloco definitivo al PalaSavio di via Cardan a Mortise. Il resto è il passato più o meno recente: i due salti di categoria consecutivi dalla D alla DnC, una salvezza soffertissima, un’altra rinuncia, ancora la D e un’altra promozione in C Regionale, fino all’ingresso nel gruppo UBP.
Fin qui la storia, ma i protagonisti chi sono?
«Il dottor Mario Corich che negli anni ’60 riuscì a tirare su una squadra con gli “scarti” di Virtus e Petrarca», racconta Lamberto “Vic” Morello, presidente della Pro Pace Basket, «E poi toccò anche a noi che all’epoca eravamo un gruppo di ragazzotti che ricominciò dal CSI. A fare la storia della Pro Pace sono state tante persone: “Lele” Rizzi, “Chuck” Benetollo, Flores Amadio, Adriano Primon, Daniele Rubini e molti altri che si sono succeduti nel corso del tempo».
Qual è stato il momento più bello di questi primi 70 anni?
«A livello personale, la vittoria del campionato di Promozione nel 2000. Eravamo riusciti a riportare la Pro Pace in Serie D, dove era 25 anni prima. Ricordo che la squadra era allenata da Francesco Palombarini, mentre in campo scendeva Lorenzo Beggiato: la stagione successiva si scambiarono i ruoli. Un pensiero mi piace rivolgerlo anche all’indimenticato “Pici” De Nicolao che ci ha permesso di fare un gran bel salto di qualità nell’anno della promozione in C/1».
Come festeggerete il settantesimo anniversario?
«Venerdì 17 giugno organizzeremo una cena al patronato di Cristo Risorto. Sarà un momento di festa molto informale, una rimpatriata con ex giocatori, allenatori e amici della Pro Pace insieme ai quali trascorreremo una serata in compagnia».
Qual è lo spirito che anima la società?
«È sempre lo stesso di tanti anni fa. Lo spirito dettato unicamente dall’amicizia e dalla passione. Abbiamo cercato di trasmettere ai giovani i nostri valori. Non abbiamo mai mirato in alto, ma soltanto pensato a fare le cose per bene con l’unico scopo di stare assieme e divertirci».
Che bilancio possiamo tracciare dell’ultima annata sportiva?
«È un bilancio post Covid che ci ha visto mantenere numeri pre-pandemia. Non è mai facile lavorare in un quartiere popolare con tutte le problematiche che ne derivano. La nostra grande fortuna è di avere a disposizione un campetto all’aperto e il palazzetto».
Quale deve essere l’obiettivo della Pro Pace nel prossimo futuro?
«Abbiamo bisogno di un ricambio generazionale. Sarebbe bello se i giovani in uscita dal percorso giovanile riuscissero a darci una mano, anche se i ragazzi al giorno d’oggi hanno tante cose per la testa. Tenteremo di fare il possibile per coinvolgerli, affinché le nuove generazioni possano continuare a crescere e divertirsi con la pallacanestro».